Come si vende allo scoperto, lo Short

Come si effettua la vendita allo scoperto o short?

Una “vendita allo scoperto” è una normalissima vendita, resa diversa dal solito dal fatto che chi la fa non possiede ancora i titoli che sta vendendo.

Qualsiasi sistema TOL, normalmente impedisce le vendite allo scoperto: se un investitore cerca di inserire un ordine di vendita di 1.000 Fiat e ne possiede solo 500, il programma dirà qualcosa come: “disponibilità titoli insufficiente – l’ordine di vendita non può essere accettato…”.

Basta che il broker TOL rimuova questo controllo ed ecco che l’investitore può “vendere allo scoperto”…

Ovviamente il problema è che una volta che uno “ha venduto” 1.000 Fiat deve poi anche preoccuparsi di consegnarle – tre giorni dopo – all’acquirente, e qui si possono proporre due scenari, a seconda che l’investitore “si ricopra” con un acquisto in giornata – com’è richiesto dalla gran parte dei broker TOL che consentono la vendita allo scoperto – oppure si organizzi per attendere più a lungo.

Siccome le vendite e gli acquisti, poniamo del lunedì, vengono “sistemati” tutti insieme il giovedì successivo, senza stare a vedere l’ora dell’operazione, uno può anche vendere il lunedì mattina e comperare il pomeriggio: l’importante è che “alla fine” della giornata se ha venduto, poniamo, 1.000 Fiat in apertura a Tizio, ne abbia ricomperate altrettante da Caio, magari anche nell’after hours, in modo che il giovedì sia in grado di consegnare a Tizio i 1.000 titoli che questi si aspetta.

E Tizio non ha motivo di contestare questo modo di procedere perché se, poniamo alle 10 di lunedì mattina, riceve l’eseguito che gli sono state vendute 1.000 Fiat, in realtà ha ottenuto solo una “prenotazione” a ricevere dal venditore 1.000 Fiat giovedì e fino ad allora “deve” aspettare. Quindi il venditore ha tutto il diritto di temporeggiare per ricoprirsi fin quasi alla chiusura, per comperare da qualcuno 1.000 Fiat che gli saranno consegnate anch’esse giovedì “contemporaneamente”.

Poniamo però che il titolo venga sospeso alle 16 (e se per eccesso di rialzo son dolori per gli “scopertisti”…) allora non basterà comperare in fretta 1.000 Fiat martedì mattina, perché queste verrebbero consegnate solo il venerdì, e quindi rimarrebbe in ogni caso il buco di un giorno.

Bisognerà invece trovare qualcuno che possieda 1.000 Fiat e che le presti per un giorno – “me le presti giovedì e te le ridò venerdì…” – o magari, se si opera su scale temporali più lunghe, per un mese…

Si chiama “prestito titoli” e si può sicuramente organizzare, ma nessuno lo fa gratis: occorre come minimo pagare gli interessi di un giorno – o di un mese – del controvalore, perché, come minimo, chi presta immobilizza dei fondi che avrebbe invece potuto mettere a interesse.

La vendita allo scoperto è fatta da chi spera in un ribasso del titolo: uno scalper che percepisce l’inizio di un movimento negativo improvviso può vendere allo scoperto e ricoprirsi dopo pochi minuti, operando con profitto anche in un mercato al ribasso.

Per contro, se il suo broker non consente la vendita allo scoperto, lo scalper potrà operare solo su titoli in salita.

La possibilità di vendere allo scoperto, quindi, rende in certo modo “simmetrica” l’operatività e più efficiente il mercato.

Anche se questa simmetria vale poi fino a un certo punto, perché, a differenza di quanto avviene con il sistema normale dove “al massimo” si può perdere l’importo investito nell’acquisto – se il titolo, arriva, malauguratamente proprio a zero- operando allo scoperto non c’è un limite all’entità della perdita potenziale: occorre ricomperare i titoli e questi possono arrivare “a qualsiasi prezzo”…

Per questo il broker, oltre a congelare i fondi provenienti dalla vendita allo scoperto, a garanzia e copertura del successivo riacquisto, verifica e blocca normalmente un ulteriore importo detto “margine” – ad esempio un ulteriore 50% del valore della vendita – per assicurarsi che la ricopertura sia possibile anche se i prezzi divenissero più alti.