Capire un bilancio non sarà più un privilegio di pochi.
Una piccola guida di analisi fondamentale per aiutarti nei tuoi investimenti. Indici di Bilancio
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Metodi per analizzare i Bilanci delle Società
Piccola guida pratica scritta da Moretti Matteo
I dati di bilancio hanno la caratteristica di essere espressi in valore assoluto; l’indicatività di tali valori è senz’altro apprezzabile per capire la dimensione dell’azienda, l’entità del suo patrimonio o dei suoi debiti, l’ammontare delle vendite e delle spese, ma non consente, almeno in linea generale, di effettuare dei collegamenti tra le varie aree aziendali. Al di là del confronto sui puri valori assoluti infatti è difficile fare dei confronti con i bilanci della stessa azienda negli anni precedenti o con aziende della concorrenza per capirne la posizione competitiva.
In alcuni casi potrebbe essere più significativo un confronto ed un’analisi dei valori percentuali o dei rapporti tra le varie voci.
La costruzione degli indici di bilancio ha proprio i seguenti obiettivi:
– consentire una più facile lettura ed interpretazione di taluni dati;
– consentire l’individuazione di collegamenti non evidenziati da soli valori assoluti;
– consentire la costruzione di indicatori di sintesi che consentono il controllo dei fattori chiave dell’attività aziendale, attraverso un quadro di controllo composto da pochi elementi significativi;
– ricercare forme di presentazione dei dati facilmente interpretabile.
Gli indici di bilancio permettono di individuare i punti critici da tenere sotto controllo; aiutano a fare delle domande ai manager responsabili dell’andamento positivo o negativo dell’azienda.
Gli aspetti che vengono presi in considerazione dagli indici sono gli aspetti economici e gli aspetti finanziari della gestione, al fine di costruire un quadro di controllo integrato che permetta di cogliere tali aspetti in modo sistematico e collegato.
Gli indici possono essere divisi in finanziari ed economici.
Indici finanziari
Questa classe di indicatori serve a valutare la struttura e la situazione finanziaria dell’azienda, per capire quali sono i rischi collegati alle sue modalità di finanziamento e di impiego dei capitali ricevuti. Valutare la struttura finanziaria significativa infatti, con riferimento al passivo dello stato patrimoniale, capire dove l’impresa ha reperito le fonti per finanziare la sua attività e con riferimento all’attivo in quali categorie di beni l’impresa ha fatto i suoi investimenti.
In questo senso un indice per valutare la struttura dell’attivo è il cosiddetto “ grado di elasticità degli impieghi”:
Capitale Circolante / Capitale Investito
Il capitale circolante è rappresentato dagli investimenti con periodo di recupero inferiore ai dodici mesi (rimanenze, crediti, cassa ecc….), mentre il capitale investito è rappresentato dal totale delle attività e cioè degli investimenti effettuati dall’azienda (capitale fisso + capitale circolante).
Tale indicatore esprime in valori percentuali il peso di una parte degli investimenti rispetto al totale.
Un alto grado di elasticità denota una scarsa tendenza all’investimento in immobilizzazioni tecniche, che sono normalmente le immobilizzazioni che servono per produrre e guadagnare, a favore dell’investimento che seppur più facilmente recuperabile dà in genere un reddito nullo o molto basso.
Un indicatore complementare a quello in argomento è rappresentato dal confronto dell’altra categoria dell’attivo con il totale del capitale investito, che potremo chiamare indicatore del “ grado di rigidità” del capitale investito:
Attivo Fisso / Capitale Investito
Esso assume significato opposto rispetto all’indice precedente.
Passando al passivo possiamo costruire un indicatore del “grado di indebitamento”:
Capitale di debito / Capitale acquisito
Esso ci consente di capire quanta parte dei finanziamenti acquisiti dall’impresa dovrà essere prima o poi restituita. Se poi vogliamo anche sapere quanta parte dovrà essere restituita entro dodici mesi e quanta oltre tale termine non ci rimane che costruire i due seguenti indicatori:
Peso dei debiti a breve – Debiti a breve / Capitale acquisito
Peso dei debiti a medio – lungo termine – Debiti a m-l / Capitale acquisito
L’indicatore complementare, che viene spesso chiamato “indice di dipendenza finanziaria” ha un significato piuttosto importante, esso viene costruito come segue:
Patrimonio netto / Capitale Acquisito
Ci indica quanta parte delle fonti di finanziamento è stata apportata dai soci e quindi non dovrà essere restituita, se non quando al società verrà sciolta. E’ evidente che più questo indice risulta elevato, più l’impresa è indipendente dai terzi nelle sue decisioni.
Per capire se un’azienda avrà problemi di liquidità nel breve oppure no possiamo utilizzare questo indicatore:
Capitale Circolante / Debiti a breve termine
Possiamo evidenziare che:
– un indicatore inferiore a 1 denota una situazione molto pericolosa che sfocerà nell’incapacità di far fronte ai propri impegni;
– una corretta dimensione dell’indice si colloca su valori compresi tra 1 e 2, in relazione alla velocità di rotazione delle scorte di magazzino ed alla loro vendibilità; minore è la vendibilità delle scorte e maggiore dovrà essere il valore dell’indice;
– l’indicatore si riferisce ad un periodo a volte troppo lungo per esprimere un giudizio e deve essere integrato da altri strumenti, quali il prospetto delle previsioni settimanali degli incassi e dei pagamenti, che prendono in considerazione periodi più brevi, infatti, pur con un indicatore pari a 2, un’impresa può essere in difficoltà finanziaria se tutti i suoi debiti scadono all’inizio dell’anno e tutti i crediti sono monetizzabili alla fine del periodo.
Spesso tale indice viene integrato e modificato come segue e prende il nome di indice di liquidità:
Capitale Circolante – Magazzino / Debiti a breve
Anche il suo valore dovrebbe essere superiore a 1
Indici economici
In questo caso viene analizzato il conto economico dell’azienda.
Mettendo a confronto le componenti di costo e di ricavo con i rispettivi totali per capirne il peso relativo, cosi per esempio si potrà avere:
Costo del lavoro / Totale costi
Costi di vendita / Totale costi
Potremmo poi mettere a confronto i costi con i ricavi dell’impresa e avremmo:
Costo del lavoro / Fatturato
Interessi passivi / Fatturato
Una osservazione a parte meritano gli indici di redditività, cioè quella serie di indici economici che consentono di valutare se le risorse investite nell’azienda sono remunerate o meno; gli indici vengono costruiti mettendo a confronto il risultato ottenuto con il capitale impiegato. Quelli più indicati sono il ROI e il ROE.
ROI ( Return on investment)
Margine operativo netto / Capitale investito nella gestione tipica
Il margine operativo netto è il risultato che deriva dalla somma algebrica delle componenti di costo e di ricavo relative alla gestione tipica dell’impresa, senza tenere conto dei costi e dei ricavi riferiti alla gestione atipica, finanziaria e straordinaria, è quindi il risultato del processo di trasformazione delle risorse senza l’influenza di tutte le attività collaterali e soprattutto senza l’influenza del peso della struttura finanziaria. Ci consente di capire se l’attività è redditizia o meno.
Un indicatore di massima sintesi che tiene conto di tutti gli aspetti della gestione dell’impresa è il ROE (return on equità). Esso mette a confronto il risultato di bilancio con il capitale netto e rappresenta quindi uno strumento che consente ai soci di valutare la bontà del loro investimento dell’impresa.
L’indice si presenta così:
ROE ( Return on Equity)
Risultato netto / Capitale Netto
Breve Sintesi
La costruzione degli indici di bilancio è una delle possibili tecniche per cercare di trarre da tale documento il maggior numero di informazioni possibili sull’azienda, poiché si tratta di una tecnica di rielaborazione e di ripresentazione dei dati, risulta fondamentale importanza che il bilancio da analizzare sia redatto secondo i principi contabili, rispettando i principi di prudenza e di competenza economica.
Gli indici non sono significativi nel loro valore assoluto, ma piuttosto nelle indicazioni che provengono dal loro andamento nel tempo; proprio per questo motivo difficilmente vengono effettuate analisi sui singoli bilanci; si preferisce prendere in considerazione una serie storica di almeno tre anni. Non è possibile individuare valori standard, che consentano di distinguere tra aziende sane e aziende destinate al fallimento. Non ha alcun senso osservare un solo indice e trarne conclusioni; l’azienda è un sistema complesso e di conseguenza gli indici che la rappresentano devono essere osservati come insieme di elementi correlati.