Intervista a Giacomo Vaciago – La situazione economica mondiale

Giacomo Vaciago e docente di Politica Economica e Economia Monetaria all’università Cattolica di

1° Domanda
La grande forza dell’euro, che non sembra destinata a ridursi nel breve periodo, può far pensare alla moneta unica europea quale valida alternativa al dollaro? Che impatti può avere un suo ulteriore rafforzamento sull’economia Europea e in particolare sulle aziende italiane?

Risposta
Teniamo separate le due cose. Da un lato, il crescente ruolo dell’Euro come moneta internazionale: sia per gli scambi, sia per denominare prezzi, sia a fini di riserva (i 3 compiti normalmente attribuiti ad una moneta). Dall’altro lato, l’aumentata “forza” dell’Euro rispetto al dollaro (ed alle altre monete che sono legate al dollaro). Se l’Euro continua ad apprezzarsi, l’economia dei 12 paesi che usano questa moneta soffrirà una grave perdita di competitività: cioè migliorano le nostre “ragioni di scambio”, perché paghiamo con una moneta di maggior valore; ma riusciamo ad esportare di meno e quindi perdiamo produzione ed occupazione. Ciò vale per tutti i 12 paesi e quindi anche per le aziende italiane, che non riescono a guadagnare competitività quanto l’apprezzamento della nostra moneta. Diciamoci la verità: era da tanto tempo che l’Italia non era più abituata ad avere una moneta che si apprezza; la lira a partire dagli anni ’70 si era svalutata più volte!

2° Domanda
Che ruolo potranno avere i mercati asiatici in questa lotta euro – dollaro? Potranno essere un valido traino dell’economia mondiale nei prossimi 2-3 anni?

Risposta
I paesi dell’Asia – dall’India fino al Giappone – sono tutti in crescita accelerata, un po’ favoriti anche dal deprezzamento delle loro monete rispetto alle nostre. Il paradosso è che l’Euro si apprezza sul dollaro, ma questo non riesce a deprezzarsi sulle monete dei paesi asiatici nonostante sia soprattutto con loro che l’America ha un crescente deficit commerciale. L’euro finisce col pagare anche per gli altrui squilibri.

3° Domanda
Il caso Parmalat ha portato una crisi generale sul sistema Italia soprattutto in merito alla fiducia degli investitori. Quali conseguenze congiunturali potrebbe causare questo enorme dissesto nel breve-medio termine?

Risposta
Una crisi grave come quella della Parmalat suscita soprattutto una perdita di fiducia dei nostri risparmiatori e degli investitori esteri. Quindi un effetto di “razionamento” nei confronti delle nostre imprese, salvo quelle con la miglior reputazione. Sarà meno facile il finanziamento delle nuove iniziative e quindi ci sarà una minor crescita. Tutto ciò si aggiunge e rende più grave la perdita di ricchezza subita da chi ha perso i suoi risparmi così investiti.

4° Domanda
La tutela degli investitori potrà essere realmente considerata una risorsa per lo sviluppo del Paese? Cosa ne pensa del progetto di trasformazione del sistema dei controlli ? Lo considera un significativo passo in avanti o ritiene piuttosto che non avrà grandi ripercussioni pratiche?

Risposta
I paesi più ricchi e sviluppati sono anche quelli che presentano la miglior tutela degli investitori, che non dipende solo da buone leggi, ma anche dal loro puntuale rispetto. Ciò a sua volta richiede il giusto mix di prevenzione-repressione. Il disegno di Legge che il Governo ha di recente presentato in Parlamento è certamente un buon passo avanti, e che il Parlamento potrà ancor perfezionare. Il vero problema di questo paese non è però la carenza di norme, ma il loro scarso rispetto. Lo vediamo in tantissimi settori e lo vediamo anche per la tutela del risparmio.

5° Domanda
Lo shock psicologico (oltre che finanziario) subito negli ultimi anni da un gran numero di risparmiatori italiani nel momento in cui ci si affacciava ad un nuovo modo (per il nostro paese) di investire il proprio denaro, quali problemi di instabilità potrebbe causare nel medio-lungo periodo al sistema impresa, con particolare riferimento al finanziamento dello stesso?

Risposta
Il pericolo è che l’“avversione al rischio” ci riporti indietro a quando il risparmiatore teneva i suoi soldi sotto il materasso, o in un libretto di deposito in banca. E’ tipico dei paesi più ricchi e sviluppati avere grandi e articolati mercati finanziari, dove si incontrano il risparmio delle famiglie e la domanda di finanziamento delle imprese. Più agevole e sicuro è questo “incontro”, e più l’economia cresce e si sviluppa con guadagni per tutti. Se questo circolo virtuoso si interrompe o è comunque ostacolato, allora anche la crescita dell’economia è ridotta. Dopo le perdite sui titoli argentini nel 2001; le perdite su titoli Cirio nel 2002; e le perdite per Parmalat nel 2003: non è solo la dimensione (assoluta o relativa) di ciascuna di queste crisi, ma è lo stesso loro continuo ripetersi a preoccupare. Perché consolida l’immagine di un Paese a rischio, e ciò scoraggia l’investimento in Italia.

Giacomo Vaciago